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PABLO ANDRES TAPIA LEYTON: IL CORPO DELL’INTERPRETE E’ COME UNA PARETE PERMEABILE CHE DIALOGA TRA L’


IL CORPO DELL’INTERPRETE E’ COME UNA PARETE PERMEABILE CHE DIALOGA TRA L’IDEA DEL REGISTA E LA NECESSITA’ DEL PERFORMER

Questa volta ci avviciniamo a Pablo Andres Tapia Leyton, selezionato per il progetto “Essere Creativo Residency Project” che si svolge in collaborazione con AMAT.

Pablo sarà accolto in residenza alla Chiesa dell’Annunziata dal 19 al 24 settembre 2016. A fine residenza, il 24 settembre, alle ore 22:00, all’interno della chiesa pesarese, presenterà al pubblico il suo lavoro Tipologia della resistenza.

Conosciamo la tua versatilità di artista, come interprete e come coreografo. In quale ruolo ti senti più a tuo agio?

Pablo Andres Tapia Leyton: Da tempo a questa parte trovo interessante ogni ruolo: nel primo caso sono il responsabile assoluto del discorso che si propone, nell’altro ho la responsabilità di guidare verso una sconosciuta ma sempre interessante scoperta artistica. Non mi è possibile stabilire quale situazione, il ruolo di interprete o coreografo, mi è più gratificante. Col tempo, però, ho scoperto con più concretezza cosa e come voglio comunicare e ciò mi porta a sentire una maggiore coerenza tra le mie necessità artistiche e quello che faccio per soddisfarle. Non penso sia una questione di comodità, ma è semplicemente il bisogno di posizionare le mie idee nel modo in cui sono primordiali per me. Chiaramente essere interprete significa farsi condurre e dare il contributo specifico, essere condotto, quindi, nel discorso di un altro e non nella direzione delle proprie necessità. Ovviamente esiste un lavoro interessantissimo che definisco infiltrazione, ossia la possibilità di entrare nella proposta dell’altro, ottenendo una forma omeostatica che utilizza il corpo dell’interprete come una parete permeabile che dialoga tra l’idea del regista e la necessità del performer.

In riferimento alla domanda in quale ruolo mi sento più a mio agio, penso che quello che sta prendendo forza e che riesce forse a farmi sentire a mio agio è l’insegnamento.

In quali produzioni sei attualmente impegnato e con quali coreografi stai lavorando?

PL: Adesso sto lavorando con Enzo Cosimi, lavoro in tre produzioni con lui. Poi ho iniziato un progetto in Cile di residenza e insegnamento e dopo ottobre ci saranno nuove notizie che al momento non saprei definire.

Il tuo lavoro Tipologia della resistenza, è stato selezionato a Essere Creativo 2016 – Residency project e sarà presentato ad Hangartfest. Ma il tuo pezzo nasce nel 2014. Come si è evoluto da allora e su cosa lavorerai durante la tua residenza a Pesaro?

PL: La verità è che il pezzo è stato archiviato fino al 2016, quando ho potuto capire che era il momento di continuare la ricerca. Le linee guida del lavoro in residenza saranno orientate a definire i codici del movimento e a inserire il concetto di autonomia scenica, ossia posizionare il performer come unico agente presente nell’esecuzione tecnica e artistica.

Cosa ti ha portato a lasciare il tuo paese, il Cile, per venire in Italia?

PL: Ho vinto un borsa di studio che mi permetteva di prendere lezioni e frequentare seminari in diverse parti di Europa. Dopo essermi fatto un giro sono arrivato in Italia e, fra audizioni e diverse situazioni, sono rimasto qui.

(intervista pubblicata su Postscena.net)

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